Google+ Il Giullare Cantastorie - Scrittori, artisti e band emergenti: aprile 2014

mercoledì 30 aprile 2014

Pensiero da Twitter di Antonio Carbone

Certi occhi dovrebbero essere illegali.

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Se pure fosse stata la morte - Stefania Stravato

dentro sorgono lagune e destini, mondi. 
la pienezza intatta di crateri,
l'assoluzione di tutte le notti e, discioglimenti
di nevi che assomigliano a preghiere

tutt'intorno sento, si. la magnifica esistenza del dolore 
che confluisce le radici nell'eternità di un istante

solo, e altissimo in punta di perfezione;

sai, scivola sempre qualcosa. qualcosa resta:
acque in abbandono, una cicatrice sul fianco
certi luoghi che scendono, certi che risalgono
come partire e sai di non tornare, eppure prati
che non si spengono mai, malgrado

ma l'ardire della luce. quella, oh.

e della bellezza, vuoi che ti parli?
lei sta lì per puro caso. se ti sale la linea della schiena, lascia che sia 
pura e nuda e innocente, ignorante, a leccarti.
che puoi dire, non ho avuto paura se pure fosse stata la morte
per sapere l'amore.

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Pensiero da Twitter di Salvatore Castrianni

Spiegare la genesi di una poesia è quasi sempre impossibile, perché non sempre i suoni e le parole riescono a spiegare, forse solo evocare.

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La memoria degli alberi - Enrico Vergoni

Amo i tuoi capelli uno per uno,
perchè passandoli tra le mani
sento il colore del vento
che tra te si annida
nei giorni di pioggia.

Amo i tuoi sguardi uno per uno,
profondi come la memoria degli alberi
perchè mi sussurrano
che mi ami da sempre.

Amo il coraggio che hai,
mi piace come ti approcci
a questi anni mutevoli
alla maniera delle cose che passano;
tu sei il nido caldo dopo il lungo volo.

Amo guardare il tuo sonno
mentre ascolti le confidenze degli angeli,
stanotte mentre dormivi
ti ho sentita sognare.

Amo le tue mani
bianche come latte di cotone
sulle quali poserò le stelle del mattino,
le riconsegneremo
quando torneremo al cielo.

Amo quello che sono grazie a te,
se c’è un Dio tu ne sei il volere
come grano senza il quale
non si scorge il vento.

Amo la tua estate
che spoglia i miei inverni
di quella malinconia 
di cui non so fare a meno.

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Haiku di Mr.BornTweetty

Tu, come il mar, 
crolli continuamente 
su questa spiaggia.

martedì 29 aprile 2014

Le donne - La Marchesa

Io amo le Donne, questo và detto subito. Ma le amo proprio tanto e siccome non vi è nessuna tensione sessuale tra noi, ma solo reciproca simpatia stima ed amicizia, i rapporti che si creano con loro sono sempre così meravigliosamente ricchi. Fin da bambino le donne hanno segnato il mio mondo, stavo sempre con le bambine, e mi divertivo un sacco, adoravo ascoltare mia madre e la mia prozia quando pettegolavano a tutto spiano, mi sono nutrito di questo mondo fatto di sottigliezze, grandi verità e molta molta leggerezza, anche di cattiveria a volte. Ma molto diversa da quella maschile. Con il mondo maschile ho sempre avuto rapporti freddini e piuttosto annoiati, le partite di calcio mi facevano schifo e mi mettevano tristezza, ma impazzivo per vedere la Carrà o Mina. Insomma sono cresciuto con le Donne, e poi iniziando a lavorare ho quasi sempre avuto capi e referenti donne. Se penso ai miei migliori amici, l’80 per cento sono donne. Con le Donne accade sempre che prima o poi ci si trova a cena e si fanno le due a raccontarci i più inconfessabili segreti, soprattutto a parlare di uomini.. eh ma và, un argomento originale.. ma tanto tanto divertente. E’ vero adoro anche gli uomini, ma per altre ragioni. Le Donne hanno qualcosa di speciale, non so un punto di vista più completo, più a 360 gradi. Le Donne riescono ad accettare la complessità della vita, e a trovare soluzioni intelligenti, fanno 3000 cose insieme e gestiscono cose diversissime tra loro, con una perizia invidiabile. Certo quando sono stronze, sono stronze davvero, ho avuto un paio di episodi e se becchi la stronza comincia a tremare perché sono implacabili, se devono colpire colpiscono e senza pietà, né sanno qualcosa i mariti in divorzio che si ritrovano in mutande senza più riuscire a vedere i figli. Usano gli avvocati, come io uso il computer, molto bene. Spesso sono così stronze che usano le leggi a loro tutela per vendicarsi dell’amante che le ha mollate, e ti piantano lì una bella denuncia per molestie sessuali. Cosa profondamente ingiusta, perlomeno nei confronti delle altre donne, quelle che la molestia la subiscono davvero. Perché diciamolo onestamente, le donne subiscono da parte degli uomini delle cose tremende, pestate come pinoli, chiuse in casa, considerate oggetti di proprietà, bruciate con l’acido, pistolettate, accoltellate, non parliamo di alcuni paesi dove contano meno di una mucca. Negli ultimi anni, perlomeno in questo nostro disgraziato paese le ammazzano come le mosche, uomini che considerano la fidanzata come una cosa di proprietà e non riescono ad accettare il fatto di essere mollati. Eppure sono sempre li meravigliosamente femminili. Odio il fatto storico che siccome gli uomini hanno maggior forza fisica, impongono all’altro sesso delle forzature inaccettabili, lo trovo così vile! In più sono anche sfigate naturalmente: e il mestruo e gli sbalzi ormonali e la menopausa, e il parto, a noi uomini và di lusso, abbiamo la barba da tagliare e poi la prostata da controllare dopo una certa età. Scherzo naturalmente, però mediamente hanno la vita più dura della nostra. Però attenzione, ci sono sostanzialmente due tipi di donne, almeno nella mia classifica personale: quelle prigioniere e quelle liberate (discorso che in realtà vale per tutti gli esseri umani.) Quelle liberate sono quelle che hanno coscienza di sé, se ne fottono delle convenzioni e soprattutto delle pressioni sociali, decidono che magari non vogliono figli, cercano di portare avanti i loro sogni a dispetto di tutti e di tutto, e portano nel mondo il loro punto di vista, ci credono e ne pagano le conseguenze, fino in fondo. E ti insegnano tante di quelle cose, Io né ho un’ esempio con la Regista/personal,una macchina da guerra, ha un sogno e lo coltiva senza un cedimento, dritta alla meta. Quanto sto imparando da lei. E poi ci sono quelle prigioniere, quelle che arrivano alla soglia della mezza età e si sposano perché hanno paura di restare sole, quelle che fanno un figlio perché altrimenti poi l’orologio biologico si inceppa e magari non lo vogliono nemmeno in realtà. Poi le vedi, trattano il figlio con una tensione sotterranea che si taglia con un coltello, che sono insoddisfatte, che sognavano il principe azzurro e si ritrovano uno Scrondo, ingrassate, con la cellulite, che mangiano tipo lavandini per compensare la vita grigia. Sono spietato? Un po’ si, però un esempio documentato che mi è capitato qualche tempo fa. “ah no guarda io mangio solo poca pasta e un po’ di insalata e ingrasso subito!” Punto. Finisce la cena, 20 minuti dopo ricompare dalla cucina con un tronky in mano, un’altra mezz’ora e ti arriva col budino.. comportandosi come se non lo stesse mangiando. Io che su ste cose sono un po’ maternagé, mi permetto di dirle, “Cara, guarda che non sono le foglie di insalata a farti appesantire, ma tutti questi fuori pasto che ti ingurgiti!” Risposta: “Eh certo, comodo parlare per te, mangi quello che vuoi e non ingrassi.” “Si ma non è una colpa e poi io i tronky e il budino non li mangio mai e praticamente non so cosa sia una lattina di coca che in quanto a zuccheri.. a tavola te ne sei scolata mezzo litro, per carità ognuno si fa del male come vuole, io per esempio fumo, ma non vado in giro a dire che non capisco come mai ho spesso dei colpi di tosse e altro.. per forza fumo. Tu sei sovrappeso perché mangi un sacco di porcherie.” Ho fatto un’errore madornale, sono stato troppo duro e lei praticamente mi ha debellato dalle sue amicizie, e in fondo aveva ragione, non dovevo permettermi. Il punto è che se una donna è un po’ sovrappeso, gli piace mangiare, se la gode e vive bene i suoi 20 kg in più (e le riconosci, hanno una luce interiore proprio felice!), fa bene. E’ la menata che non fà bene. Questo non mi piace delle donne prigioniere, tante menate e poco godimento. Un sacco di menatoni, soprattutto nei confronti del marito/fidanzato, che poverino magari è quello che è, ma già dal giorno che l’hai sposato sapevi che non è raffinato, che non ti ha dato l’anello di fidanzamento al ristorante romantico, ma ti ha chiesto di sposarlo mentre facevate la spesa al supermercato, che per il tuo compleanno ti regala il folletto, non è che poi gli uomini cambiano. E qui si riconosce l’errore femminile più universalmente commesso, l’idea di sposarsi un coso mediocre e la presunzione di cambiarlo col tempo, e con un lavoro di cesello e pressione sotterranea implacabili, cercare di portarlo a vette di raffinatezza e sensibilità.
Risultato: arriva ai 45, sbrocca si fa l’amante di 22 anni scema come un sasso di fiume, ma con due tette di
marmo e te resti lì panata a disperarti con la vita distrutta. Donne!!! Verità universale: GLI UOMINI NON CAMBIANO, SON QUELLO CHE SONO E VANNO BENE COSI’! Ve lo dice un uomo, seppur finocchio, fidatevi, scrondi siamo e scrondi restiamo. Perché a volte voi donne siete tremende, se è troppo scrauso, vi lamentate che non si cura, c’ha la pancia e rutta. Se si cura non va bene perché “ah per me un uomo che si mette le creme non è un vero uomo!” Eh certo, tè spendi 200 euro di siero anti age, e lui invece si deve lasciare i solchi del grand canyon, cos’è la parità va solo in una direzione? “Eh non ci sono più le donne di una volta troppo mascolinizzate, eh non ci sono più gli uomini di una volta, troppo femminilizzati!" E ALLORA? CHI SE NE FREGA, CI SIAMO MESCOLATI UN PO’, che tra l’altro secondo me è pure più divertente. Insomma per concludere Auguri Donne, io vi adoro, siete uno dei fulcri della mia esistenza e vi sarò fedele per sempre.

La Marchesa

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La mia Babi (Terza e ultima parte)

Mi riprendo. Siamo sempre nella cantina, e davanti a me c’è il Cinese. Lui ancora non sembra essersi ripreso. Non indossa più la maschera, e a guardarlo la prima cosa che mi viene in mente è lui ad un festa di carnevale di un paio di anni fa. Quella volta si era vestito da neonato. E non era così diverso da come è conciato ora. Già perché adesso se ne sta seduto a terra, appoggiato al muro, con indosso solo una cuffietta di stoffa bianca e celeste in testa e un pannolone da adulto a coprirgli le parti intime. E in bocca ha quello che sembra proprio essere un ciuccio. Ha le mani e i piedi legati ed è privo di sensi.
Ci metto poco a capire che anche io non sto messo diversamente da lui: cuffia, pannolone, ciuccio, mani e piedi legati.
Sputo il ciuccio, provo a liberarmi e poi ad alzarmi, ma non mi riesce di fare nessuna delle due cose. Sono immobilizzato. La sensazione èterribile. Soffocante. Penso che potrei dare di matto se non mi slegano immediatamente. Per fortuna non indosso più la maschera, altrimenti la sensazione di soffocamento sarebbe stata maggiore e insopportabile.
Cerco di tranquillizzarmi.
Mi guardo un po’ intorno. Per terra, sparsi qua e là, ci sono dei bambolotti, o meglio ci sono varie parti di bambolotti. Per lo più teste separate dal proprio corpo.
Sento un rumore strano. Molto a fatica giro la testa per guardare alla mia destra.
La prima cosa che faccio è urlare, la seconda è urlare ancora più forte quando vedo quella “cosa” davanti a me.
Cos’è? Cosa cazzo è?
Non saprei descrivere quello che vedo. Direi solo che è un qualcosa che somiglia a la Cosa de I Fantastici Quattro. Ma con i capelli lunghi e radi.
E’ qualcosa di grosso. Sarà quasi due metri e molto, ma molto robusto. Ha tutto sovradimensionato: le braccia, le gambe, il collo, il busto. Tutto è gigantesco. Le mani sono orribili, corte e tozze in una maniera inverosimile. La faccia è tutta butterata. Gli occhi sembrano volergli uscire della orbite.
L’essere indossa una maglietta che sarà una XXXXXXXXXL, ma sembra che si stia comunque per strappare in mille pezzi da un momento all’altro. Stesso discorso per il pantaloncini corti che indossa.
La “cosa” respira forte, e male. Quasi grugnisce. Anzi, grugnisce proprio. Mi guarda, e grugnisce. Dà fastidio alla vista. Disgusta.
Mi viene da vomitare.
Il mostro fa un altro grugnito, poi, da dietro le sue spalle, quasi scenicamente, spunta la vecchia. Si tiene una borsa del ghiaccio in fronte. Sembra minuscola accanto a quell’essere. Con una mano lo tocca e fa:
“Babi, hai visto che alla fine qualcuno è venuto a trovarti?”
L’essere sorride, e mugugna qualcosa, qualcosa di incomprensibile.
Quindi quel Babi con cui la vecchia ci ha fracassato le palle per tutto il tempo è questa “cosa” qua.
La vecchia mi guarda e dice:
“E pensare che era da un po’ che qualche ladruncolo come voi non passava più da queste parti, quasi non ci speravo più, e invece…”
Dice:
“La mia Barbara è davvero contenta che siete venuti”
Barbara? Come Barbara?
La vecchia deve leggermi nel pensiero, o forse capisce qualcosa dalla mia espressione interrogativa, così, poggiando delicatamente una mano sul grosso braccio del mostro, dice:
“Barbara, è lei, la mia bambina. Io la chiamo Babi da quando è piccola, da quando non riusciva a dire il suo nome in maniera corretta e diceva Babi…. La mia Babi…”. La vecchia sorride.
Oh cazzo, penso, ma quindi questo mostro è una donna, è l’altra sua figlia. Ma come è possibile? Come può essere una donna questa “cosa”? Che le è successo?, mi chiedo.
“La mia Babi”, ripete la vecchia, con calma, mentre guarda la figlia amorevolmente e le accarezza quel braccio immenso. “Sapete?”, dice la mamma dell’essere, “per lungo tempo ho davvero temuto che non sarebbe tornata più, che quella passione per la palestra, per il corpo, per i muscoli me l’avrebbe tenuta lontano per sempre, ma sotto sotto sapevo che un giorno sarebbe tornata da me e infatti ora eccola qua la mia Babi”.
La vecchia, cambia improvvisamente espressione, e da dolce sembra farsi dura.
“La palestra, quel posto infernale, è nato tutto lì. La mia Barbara aveva questa passione per la palestra che poi è diventata un’ossessione. Per un po’ cercammo di convincerla ad andare da un terapeuta, perché qui a casa avevamo capito che qualcosa non andava. Passava tutto il tempo in palestra, “a perfezionarsi” diceva lei, ma non era mai soddisfatta del proprio corpo. Poi mangiava in una maniera tutta particolare e sballata in vista delle gare, senza considerare poi tutti quegli intrugli che si beveva. Suo padre ci discuteva tutti i giorni, fino a che lei non se ne andò di casa. Da lì in poi abbiamo saputo più poco della nostra bimba, se non che ogni tanto se ne andava all’estero a fare qualche gara internazionale.”
Mentre la vecchia parla guardo la “cosa”, guardo Babi, e vedo che le gambe e le braccia però non sono muscolose, o meglio, lo sono, ma non sono toniche. E’ evidente che è da un po’ che non si allena.
“Poi”, continua la vecchia, “sapemmo dall’altra nostra figlia che Babi si era trasferita in pianta stabile in California. E’ passato un po’ di tempo, poi l’anno scorso sempre l’altra mia figlia mi telefonò, chiamava dagli Stati Uniti. Non ho capito mai bene come, ma aveva saputo che sua sorella non stava bene. Così, senza dire nulla, era partita per gli USA. Al telefono mi disse solo: Mamma, io porto a casa Barbara. Va bene figlia mia, le dissi io. E me la riportò così. Ora, cosa le sia successo di preciso non lo sappiamo. Non so quale immondizia per la crescita muscolare si sia presa, non so se ne ha presa una in particolare o se questo è il risultato di più cose prese negli anni. Forse dovrebbe vederla un medico, ma abbiamo deciso di non rendere pubblico il fatto che Barbara è di nuovo qui. La gente, lo so, a vederla così non capirebbe, inizierebbe a prenderla in giro, schernirla, guardarla come un mostro, invece lei dentro è sempre la mia Babi, dentro è piena di affetto e amore”.
Sto un po’ a guardare Babi, ci guardiamo reciprocamente, ma il fatto è che guardarla mi turba, così gli occhi mi vanno verso il tavolo coi soldi. Già, i soldi, è per colpa loro che mi trovo in questa situazione assurda.
La vecchia intercetta il mio sguardo, e fa:
“Quelli là,” dice indicando il denaro col suo indice ossuto, “sono tutti i soldi che io e il mio povero marito ci siamo messi da parte negli anni. Preferisco tenerli qua, sapete come sono le banche, no?”
Non capisco perché si rivolge al plurale quando ancora il Cinese non ha ripreso conoscenza e sono solo io ad ascoltarla.
“Li tengo qui i soldi, tanto c’è Babi che fa la guardia, vero Babi?”
Babi, grugnisce. Credo sia un sì.
“In ogni caso, sapete cosa penso? Penso che l’importante è che ora Babi sia qua, con me, con la sua mamma che si prende cura di lei. Vero Babi?”
Babi grugnisce.
“Certo, non è facile comunque, quelle sostanze che si è presa le avranno fatto crescere a dismisura il corpo, ma sembra che invece le abbiano ridimensionato il cervello. Le hanno causato gravi danni cerebrali. Ora è come se fosse una bambina, una bambina che vuole sempre giocare. Io faccio quel che posso, ma non è sempre facile, ma per fortuna siete arrivati voi…”
“AHHHH! MA CHE CAZZO STA SUCCEDENDO?”, è quello che dice il Cinese appena si riprende.
La vecchia non bada al mio amico e dice:
“Ora la mia Babi avrà da divertirsi con voi due, siete proprio due bei bambolotti, in carne ed ossa… A Babi piace molto giocare a fare la mamma, sapete, lei non potrà mai averne di bambini, per colpa di quella immondizia che si è presa negli anni, steroidi, ormoni della crescita e chissà cos’altro, le hanno rovinato l’utero, oltre a farle un sacco di altri danni.
Beh, io ora vi lascio soli, qui avete da fare a lungo. Forse faccio in tempo a vedere chi stasera vince la gara di Ballando con le Stelle, ciao allora ragazzi, ciao Babi”, e dicendo così la vecchia si avvia verso le scale, ma al secondo o terzo scalino si ferma e fa:
“Mi raccomando, cercate, di non far innervosire la mia Babi altrimenti rischiate di fare la fine dei bambolotti che vedete sparsi qua in giro”, e poi riprende a salire le scale.
Guardo quei neonati di plastica decapitati. Poi guardo Babi.
Io mi inizio a pisciare addosso, mentre il Cinese sta urlando qualcosa contro la vecchia.

C’è un lunghissimo istante, uno stramaledetto istante in cui non accade nulla: io guardo quella che un tempo era una ragazza, forse anche carina, e lei guarda me e il Cinese.
Poi io inizio a piangere. Ed è la cosa più sbagliata che possa fare. La montagna umana viene verso di me, si toglie la maglietta, mettendo in mostra due orribili tette, o meglio, due enormi pettorali sgonfi, e mi prende in braccio.
Mentre con difficoltà riesco a capire che mi sta dicendo qualcosa tipo Non piangere piccolo, che però suona più come Nto pfangece piciolo, prova a infilarmi in bocca un capezzolo. Cerco di divincolarmi, ma la sua presa è troppo forte. Alla fine mi blocca la bocca con una mano, e me la apre premendo sulle guance. Velocemente ci infila dentro il capezzolo e dice qualcosa tipo Su prendi il latte, che però suona più tipo Tciu Prenci i Laccie.
Io sto fermo, cercando di non vomitare, poi però mi sento soffocare, così annaspo, e mentre lo faccio sento che inizia a colarmi qualcosa in bocca. Qualcosa di caldo.
E’ latte.
Il latte, non ho mai sopportato il sapore del latte. Ora capisco perché. Deve essere tutto iniziato quando ancora ero un poppante. Se è questo il sapore del latte materno, credo che lo bevi solo perché sei neonato e non capisci un cazzo, oppure solo perché non hai alternative. Come adesso, d’altronde.
Tra un conato e l’altro capisco che se non mi calmo e ingoio quello schifo rischio di strozzarmi. Così chiudo gli occhi e mando giù, maledicendo il Cinese e il suo colpo “facilissimo”.
La gigantessa ritardata che mi tiene in braccio mi accarezza la testa e mi culla. Inizia a canticchiare qualcosa, tipo una Ninna nanna, ma non si capisce un cazzo di quello che dice.
Poi però sento un rumore sordo, e io cado improvvisamente a terra. Riesco ad avere la prontezza di rotolarmi su un fianco, giusto in tempo per non essere schiacciato da Babi quando cade a terra a faccia in avanti.
Dietro di lei mi appare il Cinese con la sua cuffietta e il pannolone. Mi guarda. In mano porta una spranga.
Viene a liberarmi e gli chiedo come ha fatto lui a liberarsi, e lui, indicando col mento le mie caviglie, fa:
“Guarda che razza di nodi che ha fatto questo ammasso di muscoli flaccidi.”
Guardo, e in effetti, a vederli ora, con più calma, posso dire che con un attimo di freddezza in più non sarebbe stato difficile liberarsi. Con quelle dita così tozze era impossibile che fosse riuscita a legare bene le corde, ma lì per lì, preso dal panico, non ci ho fatto caso.
Appena il Cinese mi libera anche i piedi, mi tiro su. Guardo Babi stesa a terra, è tramortita, ma la vedo respirare.
“I nostri vestiti?”, chiedo al Cinese.
“Sono là”, fa lui, indicando l’angolo della cantina dove eravamo appena ci siamo ripresi.
Ci rivestiamo, e li dov’erano i nostri indumenti ci sono anche le buste con i soldi. Torniamo a quel tavolo e le riempiamo ancor di più. Fino quasi a scoppiare. Poi i soldi che non entrano più nelle buste ce li ficchiamo un po’ sotto la maglietta, sotto la camicia e in tutte le tasche che abbiamo. Un po’ ne mettiamo anche nelle cuffie che avevamo in testa.
Quando il tavolo è bello che pulito, il Cinese riprende la spranga e, insieme, prendiamo a salire le scale per tornare di sopra e uscire.
Apriamo la porta della cantina facendo molto, ma molto piano. Sentiamo ancora la voce della Carlucci blaterare qualche metro più in là.
Ma fino a che ora danno queste cazzo di trasmissioni in tv?, mi chiedo.
Con passo felpato ci dirigiamo verso la porta d’ingresso.
Passando davanti al soggiorno notiamo che la vecchia dorme davanti alla tv.
Apriamo la porta ed usciamo.

In macchina non c’è euforia, quello che ci è successo ha smorzato ogni entusiasmo, ma di sicuro siamo contenti perché avremo ad occhio e croce circa una cinquantina di migliaia di euro con noi.
Poi, mentre ci dirigiamo verso Perugia, prima di telefonare alla Strega, pensando a quello che ci è successo e ai soldi che abbiamo con noi, mi viene da esclamare:
“Cazzo!”
Il Cinese mi chiede cosa significa quell’esclamazione, e io glielo spiego.
“Te l’avevo detto”, fa lui.
“Sì, ma a parte che doveva essere un colpo FA-CI-LI-SSI-MO, tanti soldi non te li aspettavi nemmeno tu, vero?”
“A dire la verità non mi aspettavo tutto quell’altro che abbiamo trovato lì dentro, ma che la vecchia c’aveva diversi soldi in casa me lo sentivo”. Fa una piccola pausa, poi il Cinese fa: “Comunque pensavo a una cosa”.
“Cosa?”, domando io.
“Che con questi soldi siamo a posto per molto tempo e che magari, che ne so, magari potremmo provare a farci qualcosa, intendo non sputtanarli tutti con la roba. Che dici?”
Io ci penso su, in silenzio.
“Potremmo andare tipo in Brasile e, che ne so, aprire un baretto sulla spiaggia”, continua lui.
Sì, penso, anche se super stereotipata come immagine, perché no?
Il Cinese dice:
“Vabbè, stasera comunque due schizzi ce li facciamo perché ce li siamo meritati”
Dice:
“Ma da domani iniziamo a pensare ad altre cose, e a provare a fare una vita diversa, più regolare, magari ci troviamo una tipa apposto per uno e smettiamo di bucarci, chiudiamo con la Gnugna e apriamo ad un’altra vita, migliore”.
Io resto in silenzio, continuo a pensare a quello che dice il mio amico. E penso di credergli al Cinese. Mi fido di lui, anche se di un tossico non ci si dovrebbe mai fidare.

FINE



Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso jacopomarocco@gmail.com.

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Poesia da Twitter di Davide Isopo

Notti d'amore
Dolci parole sussurrate nel buio
Che accarezzano l'anima e il cuore
E si schiudono in un abbraccio 
senza Tempo.

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Ci sono giorni - Picchu

Ci sono giorni

che vorrei essere un altro.

Non il sole che brilla sul mare,

tantomeno la luna o le stelle

ipocrite amenità che lascio ai poeti fasulli.

Vorrei essere sconosciuto a me stesso

un Cinese in vacanza a Manila

o un Giapponese allergico al sushi

che mangia solo maiale.

Un Islandese, un Cileno, un Indiano

che odia l’inettitudine delle vacche.

Vorrei svegliarmi

senza dovermi riconoscere ogni volta,

quindi vorrei aprire gli occhi la mattina

e stupirmi di essere giallo

con gli occhi a mandorla

o col desiderio impellente di pregare

verso La Mecca.

Un giorno tu ed io saremo qualcosa che ora non siamo

e che non siamo mai stati.

Una meravigliosa sorpresa

l’uno per l’altro

e ce ne andremo

da quest’oblio

come ora facciamo nei nostri sogni.


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Haiku di Mr.BornTweetty

E Cinc.. Sei.. Set.. Ott.. 
ballo e piango, rido 
cado e ballo...

lunedì 28 aprile 2014

Dal grembo dell'oscurità - Neriene

Dal grembo dell’oscurità
è giunta l’alba,
non ho paura
perché tu sei con me
cammino libera
per i sentieri della vita
percorro i tuoi sentimenti
che mi conducono
al nostro domani
ma quando inciampo
tu mi sostieni,
sorridendomi in silenzio
e io ti amo per questo.

La mia Babi (Seconda parte) - Jacopo Marocco

La vecchia ha una bella casa. Non è una villa, ma è comunque una bella casa. E’ isolata dal paese, sarà a circa cinque chilometri dalle ultime case che abbiamo incontrato. A destra e sinistra della strada che porta qui, per poi proseguire non so dove, ci sono solo boschi.
Abbiamo lasciato la macchina in una stradina sterrata che entra in una macchia di pini, a pochi metri da qua. Io mi sono portato dietro uno zaino con dentro due maschere, una corda e anche l’ultima delle sei doppio malto prese alla LIDL.
Siamo fermi davanti al cancello, a guardare la casa. A far luce qua davanti c’è solo un lampione.
Mentre apro la birra, per sicurezza chiedo di nuovo:
“Cine’, insomma sicuro che questa abita da sola, eh?”
“Ancora? Sì, te l’ho già detto cento volte. Nonna la conosce bene. Da piccolo ci sono venuto pure un paio di volte a casa sua. So tutto di lei e sì, per la centounesima volta: la vecchia è sola!”.
“Ma se ti riconosce?”
“Ma come fa? A parte che abbiamo le maschere, ma poi m’ha visto che c’avrò avuto dieci anni, cazzo so’ cambiato da allora…”
E in effetti è vero: io lo conosco da parecchio il Cinese e i suoi tratti somatici, pur rimanendo fortemente asiatici, sono cambiati. Pensandoci, sono cambiati in maniera direttamente proporzionale al crescere della sua dipendenza dall’eroina. Infatti credo che rispetto a quando aveva dieci anni, ora abbia qualche dente in meno e molte rughe in più, oltre ad essere nettamente più, come dire, giallo.
Quindi sì, probabilmente la vecchia non sarebbe in grado di riconoscerlo.
“Parlami ancora di lei…”, gli chiedo mentre gli passo la birra.
“Ma sai già tutto!”
“Sì, ma tu dimmelo di nuovo, mi fa stare tranquillo”
Il Cinese sbuffa, fa una lunga sorsata di birra calda e poi dice:
“Allora: c’ha due figlie. La più grande si chiama Sonia, fa l’avvocato, c’ha una 45ina d’anni, abita in centro storico e viene a trovare la madre la Domenica o quando può, tra l’altro è pure una bella fica, l’ho vista su Facebook, è una mezza Milf, le ho mandato la richiesta d’amicizia, chissà se me l’accetta… Vabbè poi c’è l’altra figlia, ma quella non l’ho mai vista e non ricordo sinceramente come si chiama, so solo che è una fissata della palestra, insomma una body builder o qualcosa del genere. So che ha fatto gare di body building in giro per tutto il mondo. Da quello che mi ricordo dovrebbe essersi stabilita da qualche parte in America, e non torna a casa da anni ormai.
Il marito della vecchia invece è morto tipo cinque anni fa.
Non ha cani, non ha badanti o altre rotture di cazzo varie. Inoltre, ancora riesce a portare la macchina, quindi per fare la spesa o altre commissioni è autonoma.
E ti ripeto anche questo: ‘sta qua è una vecchio stile, fidati. Questa, caro Yankee, non ce li tiene i soldi in banca. Li tiene in casa, mi ci gioco un coglione che è così, basta cercare un po’ ed è fatta. Dai è perfetta Yankee!”
“Ma non è possibile che le cose siano cambiate? Voglio dire: e se questa ultimamente s’è fatta un pastore tedesco? Noi come facciamo a saperlo?”, cerco di ribattere io, al solo scopo di farmi rassicurare.
“Ah Yankee, sono stato da nonna pure ieri pomeriggio che mi doveva dare delle zucchine per mamma, e facendo finta che me ne fregasse qualcosa, le ho chiesto come stavano le sue amiche del paese. Un po’ le conosco così le ho buttato là qualche nome, tra cui quello di questa qua, del tipo: Come sta Cecilia? E lì mi sono soffermato, senza farmi sgamare, a chiedere come facesse a vivere quassù da sola e bla bla bla. A nonna piace chiacchierare, così m’ha detto tutto, di nuovo.
E’ come ti ho detto, fidati, non è cambiato nulla. E poi ottimismo Yankee, ottimismo. Non te lo far ripetere!”
Annuisco poco convinto. Boh, sarà così come dice lui, mi sforzo di credere.
Mi guardo intorno, mentre il Cinese mi passa di nuovo la birra. Non mi piace questo posto, è davvero troppo isolato. Penso che qui io non ci abiterei nemmeno se mi pagassero. E se vengono a rapinarti?, mi chiedo.

Finita la birra, indossiamo le maschere – io quella di Scream, e il mio compare quella di Bossi, che erano in offerta al Maury’s –, e scavalchiamo facilmente il cancello.
Anche se il Cinese m’ha assicurato che la vecchia non ha cani, provo un brivido quando, passato al di là dell’inferriata, sto per posare il piede a terra. Mi aspetto che il mio polpaccio venga azzannato da un momento all’altro, ma in realtà non succede nulla. Sembra davvero che non ci siano cani. Tutto sembra tranquillo. Forse il Cinese ha ragione, forse ha davvero fatto bene i conti.
Ci dirigiamo verso la porta d’ingresso.
La casa ha due piani. Dalle persiane di una finestra a piano terra filtra della luce. La vecchia deve essere sveglia, d’altronde non è neanche mezzanotte, probabilmente si sta rimbambendo con qualche programma della De Filippi, o con qualcosa tipo quel programma con presunti vip che ballano con ballerini professionisti con cui puntualmente si mettono insieme.
Il Cinese, con indosso la faccia di Bossi, mi chiede se sono pronto, ma in realtà non sono pronto, non lo sono perché ancora non ho realizzato che sto per fare una rapina, la mia prima rapina, e che questo significa, alla fine, che sono un ladro di merda, ma annuisco ugualmente, e così lui prende e suona il campanello.

Non so perché, ma mi aspettavo che il Cinese avesse provato ad aprire la porta come sui film, infilzando dei ferretti nel buco della serratura, ma era solo un pensiero a forma di clichè, il Cinese non è mica un ladro professionista.
Nessuno viene ad aprire la porta, così il mio “socio” suona di nuovo.
Ora che siamo qui mi rendo conto che abbiamo dato per scontato che la vecchia ci aprisse la porta senza problemi, senza considerare che magari potrebbe dormire in una stato simile al coma o che, insospettita, non apra e chiami la Polizia, e questo la dice lunga sul nostro livello di professionalità nel settore.
Invece i nostri piani si rivelano corretti perché sentiamo da dietro la porta una vocina dire:
“Chi è?”
Il Cinese prontamente risponde:
“Siamo i Vigili del Fuoco signora, ci dispiace disturbarla a quest’ora, ma c’è un incendio nel bosco dietro casa sua ed è bene che lei venga con noi”.
Sentendo la chiave girare, penso che da queste parti, in queste zone di campagna, ancora c’è una fiducia nel prossimo che nelle città forse non è mai esistita. Probabilmente qui di giorno si lascia la chiave sull’uscio.
Non appena la serratura fa l’ultimo scatto e la porta d’ingresso inizia ad aprirsi, il Cinese gli da un calcio, prendendo in pieno la vecchia e facendola cadere indietro.
Guardo il Cinese e gli chiedo cosa cazzo ha fatto.
“Quello che ho appena fatto”, mi risponde. E mi chiede di aiutarlo a mettere la vecchia a sedere da qualche parte.
“Ma non dovevamo entrare e poi immobilizzarla senza farle del male?”, chiedo incazzato.
“Un po’ di azione Yankee, un po’ di azione!”
La vecchia è a terra, ansimante.
“Azione un cazzo, e se ci muore?”
“Ma come pensavi di immobilizzarla, con l’ipnosi? Va bene che è vecchia, ma non penso che si sarebbe fatta legare tanto facilmente. Ora aiutami a sistemarla”.
In effetti non ha tutti i torti. Come potevo pretendere qualcosa di diverso. Abbiamo organizzato tutto in così poco tempo poi. Anzi, a dire il vero non abbiamo organizzato quasi nulla.
Il Cinese indica con la testa una poltrona davanti ad una tv accesa in quello che sembra un soggiorno e mi fa:
“Mettiamola lì”.
Io prendo la vecchia per le gambe, il Cinese la prende per le spalle, e la tiriamo su. Pesa come un sacco pieno di piombo, e mentre la trasportiamo verso la poltrona la vecchia si riprende e inizia a vaneggiare. Non fa che ripetere, piagnucolando, qualcosa tipo “Babi, oooh, babi… babi…”.
Guardo il Cinese e faccio:
“Che cazzo dice?”
“Ma che ne so”, fa lui, “boh, le sarà andato un attimo in tilt il cervello, che cazzo ne so io?!?”.
Finalmente arriviamo alla poltrona e ce la scarichiamo sopra.
Credo che dopo questa un’ernia al disco è scontata.
La vecchia continua a lamentarsi, e a dire “Babi… oh babi… babi… “. Sembra che stia sognando.
Alla tv, come immaginavo, c’è la Carlucci che, strizzata dentro un vestito di due taglie in meno, conduce quel programma con quei vip falliti che ballano.
Prendo fuori dallo zaino la corda e inizio a legare la vecchia. Intanto, il Cinese si mette a guardare dietro i quadri, ad aprire tutti i cassetti e le ante dei vari mobili che ci sono, alla ricerca di soldi o comunque qualcosa di valore.
Chiedo alla vecchia di dirmi dove tiene il denaro, ma risponde “Babi… babi… oooh… babi…“, e basta.
Così lascio perdere e mi metto alla ricerca anche io.

Qui, in soggiorno, non c’è niente, nemmeno la tv sembra avere alcun valore, se non in un negozio di antiquariato. Così passiamo al salone, alla cucina, e ad un’altra stanza. Niente. Poi io apro una porta.
Vengo investito da un cattivo odore, tanto che mi viene da tossire. Il Cinese è alle mie spalle. Oltre la porta c’è il buio pesto. Intravedo un interruttore, lo premo e si accende una luce che illumina una lunga fila di scalini che vanno verso il basso, verso un fondo. Una cantina.
“Senti,” faccio al Cinese, “io laggiù non ci vengo manco per il cazzo. Sembra proprio la scenografia tipica di un film horror. Come minimo ora scendiamo e c’è uno che ci aspetta con la motosega”.
Il Cinese mi dice di chiudere la porta e fa:
“Ok, andiamo di sopra, ci dovrebbe essere la camera della vecchia, e se non sta nemmeno lì il grano… beh, bella inculata che abbiamo preso”.
Al pronunciare di queste parole mi viene in mente il Vicedirettore. Provo a scacciarlo dai miei pensieri, e nel frattempo inizio a salire le scale col Cinese. Cerco di stargli sempre accanto al mio amico, perché ‘sta casa mi mette inquietudine. Tanta inquietudine. So che è stupido, perché alla fine sono io il ladro, sono io quello che in teoria dovrebbe essere temuto e non il contrario, ma è così e non so che farci.
In lontananza sento ancora la voce di quella fallita della Carlucci che chiede ad una giuria di falliti un giudizio sull’ultima coppia di falliti che hanno ballato.

Al piano di sopra non va molto diversamente da come è andata da basso.
Nella camera della vecchia troviamo solo un anello d’oro e cinquanta euro. Potrebbe essere sufficiente per farci qualche schizzetto, ma cazzo, stiamo rischiando la galera e sinceramente non mi accontento nemmeno io.
Andiamo in un’altra stanza, un’altra camera da letto, probabilmente la camera da letto che un tempo era delle figlie della vecchia: ci sono due letti singoli e alle pareti è pieno di foto di due ragazzine.
Non troviamo nulla neanche qui.
Frughiamo in uno stanzino, ma niente. Mettiamo tutto a soqquadro. Visitiamo altre due stanze, ma non esce fuori nemmeno un centesimo.
Scendiamo di nuovo di sotto, bestemmiando.
Andiamo in soggiorno per interrogare la vecchia.
Sembra svenuta. Le tiriamo dell’acqua addosso, e un po’ si riprende.
“Dove cazzo sono i soldi vecchia?”, le urla il Cinese. “Dove stanno, eh?”, gli faccio eco io. Siamo entrambi molto nervosi ora.
La vecchia mormora qualcosa, fa fatica, non si capisce. Sussurra qualcosa, mi avvicino con l’orecchio per capire meglio, ma quello che capisco è che continua con quella sua fottuta lagna fatta di Babi…babi… babi…
Sento qualcosa montarmi dentro, rabbia, tanta rabbia e le sto per dare un pugno dritto sul collo, poi però dice qualcosa, qualcosa di diverso. Tra un Babi e un altro, dice anche “Di sotto”.
Bingo!
Io e il Cinese ci guardiamo e andiamo di corsa alla porta della cantina. L’apriamo, accendiamo la luce e stavolta non penso alla paura di scendere e alla puzza che ci assale. Tutta questa fatica per quel piccolo bottino mi ha incattivito. Voglio andar via da qui con qualcosa di più che un anello d’oro e cinquanta euro.
Ci scapicolliamo giù per queste scalette, e arrivati sotto troviamo qualcosa che non ci saremmo mai aspettati.
Ci metto un po’ a realizzare che ciò che sto vedendo non è frutto di una allucinazione, ma è pura e semplice realtà. E’ difficile credere ai propri occhi quando ti trovi davanti un tavolo con sopra così tanti soldi. Devono essere migliaia e migliaia di euro. In contanti, mazzette di contanti.
Entrambi siamo senza parole. A bocca aperta.
Il Cinese non perde tempo e prende fuori dalle tasche due buste della spesa, una la dà a me e una la tiene per sé, e insieme ci buttiamo a capofitto sui soldi e prendiamo a riempire le buste senza tregua.
Alla quinta o sesta cacciata di tutti quei quattrini nei sacchetti, avverto qualcosa alle spalle. Una presenza. Faccio appena in tempo a girarmi e a vedere qualcosa che non va, poi qualcosa di immondo mi si schianta in faccia e svengo.



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Prima di salire questa misura grande di cielo - Stefania Stravato

ah dimmi, è questa punta di stella,
che abiteremo tuttanotte?

basterà allungarsi nel canto del fiume
fin dove ci sospingerà il coraggio,
con ventagli di foglie sulla schiena
che innerveranno l'acqua

e quale conchiglia ci presterà
il suono per ricordarci la via del mare?

baciami allora, mille volte e ancora una
dove appare la fine di ogni bagliore
crocifisso lassù, che io non
pianga di nostalgia la memoria del rosa
che scende e diluisce l'orizzonte

ma credi ancora
che si apriranno tutte le porte dei venti?

oh respiro!
respiro mio

che ti rubai alle chiome dei cedri,
quando avevo trecce di ragazza
e ti avvolsi tra le pieghe dei ricami

che viaggio lungo di silenzioso amore
quel legno, che ti teneva
e l'odore certo di sole
il tenero di gusci, bianchi
e tutto intatto, l'oro che bagnava i palmi

adesso dimenticati amore mio
di quante stagioni
non hai trovato il nome,
dimentica quei rami che non si piegarono mai
di troppi fiori

quelle onde di folgori
poi vennero a morirmi in grembo, annodate
alla lucentezza di fuochi neri
che trafissero il petto della neve

si disse che non avevamo la voce bella che vuole Dio
e morirono tutte le anime d'oriente

oh respiro!
respiro mio

fammi l'ombra con le ciglia lunghe
sulle tinte dei grappoli abbandonati tra le labbra

ho ancora lunghezze di velluti e nastri
che sembrano vene azzurre appena sottopelle,
mai distese nell'aurora,
alte più delle altezze migliori
e brillamenti, più di Sirio a prima sera

vedi quel pallore che sale dall'ultimo roseto?
è il fiato che ci scambiammo, prima di salire
questa misura grande di cielo.

Miss vicina di casa - Ale Di Cicco

Ho rovesciato un litro di latte per terra
e lei mi ha sentito
lei, miss vicina di casa
ha sentito il mio bestemmiare
e subito
bum bum, sul muro di confine,
bum bum.
ha sempre da ridire,
quella,
se ascolto i led zeppelin
se pianto un chiodo a martellate
che faccia sesso, sesso rumoroso
o che inveisca al cielo per del latte a terra.
lei invece non la sento mai
non una porta sbattuta nel cuore
della notte
un vaso in frantumi
un’esultanza per un gol della roma
o un acuto per un acuto piacere.
solo quando mi bussa al muro
per mettermi in riga
allora la sento
con quel bussare da mano piccola
mano piccola stringe poco
e quella voce acuta e incomprensibile
voce acuta incendia poco,
che dio ti fulmini,
miss vicina di casa
c’è troppo silenzio in quelle tue stanze
tra un bussare e l’altro
non lo so, che fai
o piuttosto, che non fai
ma di certo
non ascolti musica
non appendi quadri
sei intollerante al latte
e sicuramente
godi poco.

Link utili:

Haiku di Mr.BornTweetty

Passo distratto. 
Sassi, terra e gente 
da ignorare.

domenica 27 aprile 2014

Oh, notte stupidissima! - Benito Ciarlo

Straccia la terra il vomere
dissotterrando vermi sbalorditi
bianchi e tremanti per la luce nuova.


Lo spazio inghiotte ciò che il tempo addenta.
Il cuore digerisce i frammenti di nebbia
che avvolgono il tuo ricordo.
Tutto si perde, tutto quanto smette.
Zitta, l'anima mia, che custodisce
solo quell'eco affievolita o persa,
rimpiange la tua voce, lacrimando.
Ricorda quella voce, e la confonde
con quelle che le parlano ogni giorno.

Il desiderio dei tepori antichi
fa addormentare l'aspide
vicino ad un garofano sgualcito.
Il sangue freddo si riscalda al sole
e la vita fluisce nuovamente
nella guizzante spirale assassina.

Disperati bagliori di morte
promanano dalle corolle aperte dei giacinti,
tiepida emorragia senza tampone.
La linfa non frenata li dissangua:
si dilegua il calore.

Oh, notte stupidissima!
Privata delle sillabe roventi,
confondi fonemi d'angoscia con canti d'amore.
I tuoi pugnali squarciano i ricordi.

E tutto si riassume
in quattordici pollici di schermo
e in un dischetto colmo di stronzate.

Tu taci come sempre,