Quinto frammento - 1° Capitolo romanzo "Ordine Zero"
Al tempo in cui comincia 'sta storia la maggiore età,in questo paese dove in fondo non succede mai nulla,era a ventun anni.Fabrizio li avrebbe compiuti il 25 dicembre 1970.Ora non ne ha nemmeno diciotto.E' per questo che suo padre,Martino,si sente in dovere di spiegare all'uomo sulla porta, questo ultracinquantenne avvizzito dal bere,o forse solo stanco di vivere,come gira il fumo.
Alla fine quella frase buttata là: si,lui non può capire,non avendo figli.Il Vecio deve andarse subito da quella casa e,naturalmente,dalla vita di suo figlio.E per spiegarsi meglio prende un bastone dalla cucina.Il Vecio lo guarda come guarderebbe i fascisti che hanno torturato sua figlia,finita chissàdove,comunque dentro tutti i suoi pensieri,h 24,fino all'ultima badilata di terra.Sente del livore in quell'uomo e lo sente a tal punto che deve pensare attentamente alle parole da pronunciare.Da quando capisce che il mondo lo ha abbattuto dentro un bar e non ha nessuna intenzione di cambiare,per farli piacere,ha accettato tutto ciò.La sua carriera di pugile è finita quando hanno sequestrato sua figlia,ai suoi occhi,se non a questa storia.L'altro,Martino, è stato più fortunato:ha soltanto un figlio che lo disprezza,e la madre se n'è scappata invece di morirsene di colera.Tutto questo ha avuto il duplice risultato di tacitare i suoi sensi di colpa e,a differenza del Vecio,di accampare una pretesa morale nei confronti del figlio.
Ha visto le spaccature sulla faccia di Fabrizio; cinque,sei,sette volte.La prima volta lo chiuse in cantina.Si stupì del fatto che il ragazzo avesse sfondato la porta.L'aver sottovalutato la sua forza,fino a quel momento,non gli fece certo cambiare idea.Il giorno dopo ebbe il suo primo colloquio con l'altro padre.
Frena,campione-gli disse il Vecio.Io gli ho solo insegnato qualcosa.Se adesso combatte in provincia,non prendertela con me.E,se proprio vuoi saperlo,credo che tuo figlio abbia trovato il suo posto nel mondo.
Martino sa che il posto del mondo di cui parla quel vecchio rottame non è altro che un ring.Si vede intento a ricucire sopracciglia spezzate,ad infilare aghi e,benchè non abbia nessuna competenza e sa che queste mansioni spettano a gente esperta e cazzuta,si sente responsabile di tutto quello che sta accadendo all'unico figlio.Ha deciso,senza tanti se e ma,che le mascella fratturate,le palpebre incrinate che vomitano sangue e,perfino,quello sguardo di sfida dopo ogni incontro,hanno un responsabile,più diretto ed ingiustificabile,in quanto estraneo alla famiglia.Urla e lo minaccia,una prima volta,in altri casi lo prende da parte ma quello dice che non ha niente da spiegare.Tutto ciò che ottiene,così,è il Vecio che canticchia,sorprendentemente intonato e puntualmente sarcastico,L'amor d'un garcon.Su quelle note le spalle già un po' curve di Martino lasciano tre,quattro,cinque volte (in genere dopo ogni incontro,dopo ogni visione dei sopraccigli spaccati e delle palpebre graffiate il Padre è là,a minacciare e parlare).Immaginate la scena che,con l'eccezione della prima breve spiegazione del Vecio,si ripete identica.In genere è da poco passata l'alba.Il baretto è frequantato da qualche operaio e da qualche spazzino,ancora devono arrivare gli studenti(si,la scuola di Fabrizio è proprio alla parallela) e i tavolini fuori sono quasi deserti.C'è una signora col cagnolino che legge una rivista di moda.O forse un vecchio ferroviere in pensione,non vedente,con la sua radiolina accesa.Certo coperta dagli strepiti di Martino.Poi il Vecio,sentita quella solfa,quasi paziente,fischietta, e poi comincia a cantare,la canzone della Hardy.La signora col cagnolino e la rivista di moda si alza e se ne va,il cieco abbassa il volume della radiolina perchè quella canzone gli piace di più della programmazione loffia dei canali Rai.E poi è dal vivo.Se non avviene,seduta stante,un altro incontro di boxe(palpebre già rugose che diventaranno saguinanti,e ciglia grigie che arrosseranno vistosamente,come bambini ripresi durante il furto di un giocattolo all'asilo),ecco,se tutto questo non avviene è perchè l'uomo che canta ha davvero dimenticato la presenza dell'altro padre.Martino,invece,ha solo deciso di essere pietoso verso quello che,a quanto ne sa,"non sa cosa vuol dire avere dei figli".
"Tu non puoi capire,perchè non hai figli".
Lui è venuto fin là per dire ad un padre che stasera Fabrizio combatterà con un pezzo grosso.Vuole dirgli che deve fare qualcosa,impedire quel massacro.Ma quella frase lo blocca e lo fa tornare indietro,più del bastone che.come in un fumetto,Martino impugna.Il Vecio lo guarda e,soltanto ora,si rende conto che pure lui ha una caratura,ed in parte una corporatura da combattente.
Se ne va via.E Martino rimane sulla porta,un po'stupito.A volte usiamo,per cancellare lo stupore,l'illusione e la menzogna.Così il padre richiude la porta,credendo che il bastone abbia spaventato il vecchio ex pugile.Tutti e due gli uomini,uno per la strada,e l'altro spazzando il balcone,pensano-il primo con cognizione di causa e l'altro per sentimentalismo- che presto Fabrizio capirà che prendere pugni sulla faccia,su un ring,non fa per lui.Passerà,come quasi tutti,a prenderli nella vita vera o,meglio,a passarla nel provare a scansarli.
Entrambi i padri non sanno che pochi giorni dopo, il ragazzo nato il giorno di Natale, è seduto su un letto d'ospedale a progettare poesie d'amore per un'infermiera.Niente di più lontano dalla boxe.
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