Google+ Il Giullare Cantastorie - Scrittori, artisti e band emergenti: Il Corvo e la sventura di esser nato così... - Simone Monguzzi

martedì 25 febbraio 2014

Il Corvo e la sventura di esser nato così... - Simone Monguzzi

Un giorno di Luglio il vecchio Antonio Percini,vide nel bosco un piccolo corvo imperiale e mosso a pietà lo prese con se. Antonio era un uomo schivo,ma non cattivo,di quelli che preferiscono restare soli non per cattiveria ma perchè non si sentono parte di questo mondo. Cosa facesse per vivere e come sopravvivesse nessuno in paese lo sapeva,si dice che tornò parecchi anni dopo la guerra,la patria lo mandò al fronte a combattere prima per i tedeschi e poi contro,probabilmente fu catturato e tornò solo dopo molti anni di cammino,ma chi lo conosceva bene diceva che era tornato diverso e cambiato non solo nell'aspetto ma anche nei modi di fare,da allora si ritirò su una baita lontana dal paese e cosa facesse di preciso nessuno lo sapeva con certezza.
Il corvo crebbe,aveva un piumaggio nero,con occhi grandi e scuri come mirtilli,un becco massiccio e ricurvo,la gente temeva quell'animale che ogni tanto si faceva vedere in paese,si posava su qualche albero o su qualche finestra e ben presto cominciò a circolare la voce che quell'animale portava sfortuna,era una credenza nota (e lo è tuttora) che il corvo porti sfortuna,che come la civetta annunci la morte o il verificarsi di qualche sciagura,ma è solo ignoranza infondata ma a quel tempo tutti ci credevano senza alcun dubbio o incertezza alcuna. Accadde,un giorno di Ottobre che il parroco del paese, Don Vincenzo,vedendo il corvo posato sul rosone della chiesa,corse a gran velocità sul sagrato in marmo per cacciare la bestiaccia,quel giorno aveva piovuto parecchio e correndo scivolò sul sagrato,cadendo si ruppe il braccio destro,proprio quello usato per le benedizioni e per dire messa,era il 15 Ottobre,il giorno di San Fortunato Martire,ma quel giorno di fortuna il caro Don Vincenzo non ne ebbe affatto. Le anziane del paese saputa la notizia iniziarono a segnarsi e a recitare il rosario,sapevano bene che la cosa era seria non solo per il parroco che fu portato in ospedale su di un carretto ma anche per il paese stesso,la brutta stagione stava arrivando e un prete con il braccio destro rotto non può dir messa ne celebrare battesimi e funerali,insomma il paese era disperato,il prete più vicino era a 3 ore a piedi dal paese,a quel tempo le strade non erano ancora tutte asfaltate e per mettersi in viaggio ci voleva il bel tempo altrimenti si correva il rischio di rimanere bloccati nel fango o peggio ancora in qualche fiume che straripando inondava la strada vicina. La domenica arrivò e le donne di buona lena si alzarono presto per recarsi alla messa nel paese vicino,il cielo era sereno,il sole appena sorto colorava di rosa le montagne e arancio le cime innevate e i ghiacciai perenni. Dopo qualche settimana arrivò un nuovo prete che sostituì Don Vincenzo per un mese circa,fino al giorno della sua guarigione. Il corvo non si fece più vedere fino agli inizi di Dicembre,il paese era coperto da una coperta di neve spessa quasi una spanna,tutto taceva,l'unico rumore era il crepitio del legno nei camini,il fumo bianco che usciva dai comignoli si confondeva subito con lo sfondo del candido paesaggio innevato,per questo non fu difficile notare il corvo nero passeggiare sul tetto della casa dei coniugi Vernucci,erano due anziani di 85 anni,da tempo malati entrambi e il paese si fece carico di aiutarli,la loro casa era molto vecchia e alcune tegole rotte facevano uscire il calore dalle loro crepe sciogliendo la neve attorno,creando così delle chiazze rosse sul tetto bianco. Il corvo si era posato proprio su una di queste chiazze probabilmente per riscaldarsi,sfruttando il tepore proveniente dalle tegole. La vecchia Vernucci saputo che il corvo si era posato proprio sulla sua casa si spaventò a morte,ancora ricordava quanto fosse accaduto al parroco pochi mesi prima,e il marito vedendo la donna riversa al suolo morì quasi subito anche lui di crepacuore. La colpa fu subito attribuita al corvo,che ignaro di tutto rimase sul tetto a scaldarsi. Un cacciatore del paese venuto a conoscenza dell'accaduto imbracciò la doppietta e sparò un colpo al corvo che precipitò senza vita dal tetto,rovesciando sulla strada in piccolo rivolo di sangue scuro che si mischiò con la neve fredda e banca. Il cacciatore prese con se l'animale e lo buttò in un camino per brucialo,scongiurando così ogni maledizione del corvo,era infatti usanza al tempo bruciare le cose o le bestie che si pensava portassero sfortuna. Le piume del corvo bruciarono immediatamente e con loro il resto dell'animale,il fuoco mangiò la carcassa e ne sputò soltanto qualche osso e un cumulo di cenere.

Di disgrazie ne accaddero ancora nel paese e le colpe furono imputate al caso e a qualche altra bestia o persona poca gradita e mal vista. L'ignoranza della gente porta spesso a conclusioni affrettate e ancor peggio,spesso la gente è causa del proprio male,il prete scivolò perchè il sagrato era bagnato non certo per colpa del corvo e i vecchi Vernucci morirono alla veneranda età di 85 anni,non certo giovincelli,ma l'ignoranza porta sempre a dare spiegazioni insensate e fatti comuni.

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