C’è una profezia nelle stelle per l’uomo rannicchiato in un cantuccio dell’universo d’un opale
senza luce, tutto tace,
niente voci,
né suoni feroci e nulla da toccare,
senza pace dove tutto tace.
Ho aspettato a lungo
che il sole nascesse
invece tu eri già lì,
seduta a guardarlo.
Qui la gente cammina a passi lenti ed i miei coi tuoi risuonano sui ciottoli, tanto che il passero s’ammutolisce. E miracolo, sorridi. Nuvole sfiorano i crini pettinati, il falco vola, tu lo guardi alzi la mano, lo indichi.
Da quando intrecciammo i capelli
fummo sposi,
restiamo dunque allegri
seppur le stelle sbiadiscono al nostro sole.
Risucchiati stanotte da una stella
tra lampi di tempi
iniziammo a fiorire.
Il vento della luce
c’aiutò a parlare con gli aromi
balbettando un alfabeto
nato da poco.
Respirando l’azzurro
che a gocce riempiva il cielo
che linfa densa di verde lacrima
fu confine tra pensiero e sentimento
e il tremore delle molecole
su la pelle risvegliarono
la notte più antica del cosmo.
C’è qualcosa dentro
più libero del corpo
dissi…
Il vento ha dimenticato di soffiare stamattina, riposa dietro le colline, aspetta che la civetta la smetta di fissarlo assetata di libertà.
cotrozzilivio@2013
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