Google+ Il Giullare Cantastorie - Scrittori, artisti e band emergenti: La croce dell'io - Il Resto del Caffè

domenica 29 giugno 2014

La croce dell'io - Il Resto del Caffè

Mi lavo i denti davanti allo specchio, mi guardo: mezzo busto con spazzolino elettrico, bianco e moderno.

Non poter portare il proprio corpo nudo a prendere il sole neppure d’estate è molto moderno.

La schiavitù in chiave progressista ha qualcosa di perverso.

Il sacrificio, la rinuncia, la fatica sono assorbiti dall’immaginario collettivo in un senso del giusto, oltre che del bello. Come mangiare sushi a mezzanotte investiti dalle luci artificiali di New York.

Il nulla che divora il nulla tutto intorno, un prefabbricato come casa, la terra sterile che seppellirà un uomo nel Nebraska, sono particolari che cadono nel vuoto della dimenticanza, la stoffa grezza e immiserita da esistenze anonime, la maggioranza. Sulla lapide è scolpito il fallimento del sogno americano: Ho servito il mio paese, ho pagato le mie tasse e il mio diritto di lasciarmi vivere fino a morire in pace.

Per uno che conquista il suo nome su una stella, mille precipitano nel buco nero dell’insignificanza.

I premi alla meritocrazia, la competizione serrata, il ritmo accelerato e la sua necessità giustificano la violenza di una complicità negata, con gli occhi delle persone che non ti fermi a guardare, calpestando il loro dolore e il tuo istinto indebolito all’aiuto reciproco, preferendogli un frustrato impasto di cinismo e composto distacco.

Che sia il caso, la fortuna, la lotta per l’esistenza o una miscela esplosiva dei tre …

Così va il mondo bambina mia.

La sacra comunione imbevuta di senso d’impotenza è l’unzione più estrema.

Un ave maria prima di andare a dormire assolve il tuo dovere morale e ti solleva dall’arroganza di improvvisarti Dio partecipando ad una società che tenda ad ammortizzare l’onda d’urto di fenomeni che, almeno in parte, si potrebbero controllare.

La tecnica è quell’arma umana di cui ci limitiamo a sfruttare il più deleterio potenziale. Perché il bene e il male sono determinati dall’uso che si sceglie di fare dello strumento, vale per la ricerca scientifica come per il nucleare.

Il prezzo da pagare è la solitudine insita in un modello che spezza la solidarietà sociale.

Fa parte del pacchetto: un piccolo individuo, seduto ad un piccolo tavolo, ad accarezzare la sua piccola porzione di successo. E nessuno accanto a cui confessare che sei solo come un cane.

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