Google+ Il Giullare Cantastorie - Scrittori, artisti e band emergenti: Il messia è tornato... Racconto breve. Sono di fretta! - Fabio Conte

mercoledì 9 aprile 2014

Il messia è tornato... Racconto breve. Sono di fretta! - Fabio Conte

«Salve desidera?», disse l’intrepida impiegata con gli occhiali. 
«Sì, vorrei aprire un conto in questa banca!», rispose l’uomo con la barba e i capelli lunghi.
«Certamente, lei è il benvenuto! Fioraie, dove siete? C’è un nuovo cliente! Forza dannate oche con quei cesti pieni di petali di rose! Allora, quanto ci mettete a venire qui? Sempre a fumare nel bagno, vero?»
«Arriviamo, direttrice!», risposero in coro le quattro pennute.
«Mi perdoni, per il disagio… questione di attimi, arrivano! Nel frattempo possiamo vedere le piccole formalità da portare a termine in apertura conto… Sì, dunque… Ho bisogno dei suoi documenti, codice fiscale, busta paga, libretto sanitario, atto di nascita, profilo facebook, targa del veicolo in possesso o rubato… mi dica brav’uomo… come si chiama?»
«Sono il Messia…», aggiunse l’intrepido uomo.
«Ah… Il Messia!», replicò l’impiegata mentre sollevò la cornetta del telefono per comunicare la notizia alla sua collega dell’ufficio di fianco.
“Se vabbè… Tutti a me oggi capitano… Questo si presenta con sta faccia da delinquente che quando l’ho visto entrare ho pensato… Eccoci ci siamo… Cominciamo bene la giornata con una bella rapina in banca… Proprio oggi… Tutto oggi, mi raccomando… ho pure le mie cose… Ora con una scusa mi alzo e lo mollo a quella stronza di Flora…”, pensò la mestruata.
«Flora ascolta, abbiamo un rappresentante di sua Santità… Dice di chiamarsi il Messia! Ci puoi pensare tu?», rispose sottovoce al telefono.
«Oddio Clotilde, non mi sono confessata domenica scorsa! Non posso riceverlo, non puoi sentire che vuole?», ribatté Flora intanto che nascose la limetta per le unghie, come segna libro, nella sua agenda.
«Flora ma che diav…», aggiunse la Clotildona tutta ciccia e poco buona, senza finire la frase.
«Mi scusi… Non volevo citare la concorrenza… Sa com’è… oggi abbiamo una giornata così intensa… FIORAIE DOVE SIETE?», urlò la mestruata cronica guardando imbarazzata il Messia.
I minuti passano e non succede nulla…
«Flora, smetti immediatamente di fare quello che stai facendo e precipitati da me! Flora, FLORA! Ma dov’è finita quella pazza… Possibile che in questa agenzia, regna sovrana l’anarchia? Ah ma io vi metto a pane, acciughe, frittelle e acqua… Questa storia deve finire!», urlò l’impiegata mentre posò il telefono e uscì dal suo ufficio.
Il Messia non aprì bocca, rimase immobile, cercò di capire cosa passasse per la testa a quella donna isterica. Nell’attesa di un segnale divino, arrivarono le quattro fioraie e cominciarono a gettare petali di rose ai piedi dell’uomo. Una di loro si avvicinò al Messia per guardarlo meglio e fu amore a prima vista. Il Messia si sentì a disagio di fronte alla fioraia che non smetteva di lanciarle languide occhiate; egli non poté fare a meno di pensare a Maria Maddalena e a guardarla bene, notò una certa somiglianza. Erano passati più di mille anni dall’ultima volta che l’aveva vista e di conseguenza non se la ricordava benissimo.
Nel frattempo l’impiegata isterica, andò dentro l’ufficio della collega. Da fuori si udirono urla e parole sconce; le fioraie imbarazzate, tornarono nel loro tugurio, tranne una, quella innamorata. Il Messia, quando udì le pesanti parole che si stavano scambiando le due colleghe di lavoro, non riuscì a resistere, si mise nelle orecchie le cuffiette e accese il suo lettore mp3. A quel punto si sedette su una poltrona e aspettò, sperando che le due pazze isteriche finissero presto di discutere. La fioraia rimasta, cominciò a gettare in terra petali senza smettere di fissarlo, tuttavia il Messia fece ancora una volta finta di nulla, anche quando ella si chinò per terra in una posa ambigua a raccogliere i petali appena buttati; il Messia si limitò a fare una smorfia di disgusto e si mise un paio di occhiali neri da sole. L’uomo barbuto, dopo due ore di attesa seduto su quella poltrona e aver ascoltato in cuffia l’intero album “The Wall” dei Pink Floyd, decise ch’era arrivato il momento di andarsene via.
Non appena uscì dalla banca, tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette e si accese una Camel.
«Guardi che fumare fa male!», proferì un’anziana passandogli di fianco.
Lui la guardò negli occhi e riconobbe all’istante quella persona. Non rispose, si limitò a farle un sorriso che la signora anziana ricambiò volentieri.
«Lei mi ricorda qualcuno! Ma ora non mi viene in mente nessuno!», aggiunse la simpatica nonnina.
«Già… Non è la prima persona a dirmelo!», rispose il Messia sorridendo.
«Ci vedremo presto signora! Le auguro una buona giornata!», proferì il Messia mentre tirò fuori dalla propria tasca la sua Moleskine e annotò il nome della vecchina…

Link utili:

Nessun commento:

Posta un commento

Ti piace questa opera? Lascia il tuo commento all'autore!