Google+ Il Giullare Cantastorie - Scrittori, artisti e band emergenti: Burr(o)ascosamente interdetto - Il Mondo Perfetto

sabato 22 marzo 2014

Burr(o)ascosamente interdetto - Il Mondo Perfetto

In una società contemporanea in cui ogni informazione viene bruciata nel giro di poche ore-e presto dimenticata,rimpiazzata da qualche nuova news piu' appetitosa- può far sorridere richiamare un episodio della cronaca sociale di una quarantina d'anni fa,anno più anno meno.Il 29 gennaio 1976 Bernardo Bertolucci fu condannato per offesa al comune senso del pudore per il suo capolavoro "Ultimo Tango a Parigi",di cui fu ordinata la distruzione.Era quella l'Italia della dittatura morbida della Democrazia Cristiana che-benchè afflitta dai primi scandali ed infiacchita,e irrobustita al tempo,dalle prime stragi "telecomandate"-rappresentava il peggio del potere,maramaldo e meschino,comunque incapace di peritarsi della strumentalizzazione del cattolicesimo,spalleggiata in ciò dal Vaticano.Era il Paese dei faccendieri e dei banchieri della P2,ben inseriti nei gangli dello Stato,e quello dei coglioni criminali delle Brigate Rosse,ben protetti dai servizi.Era la stessa Italia che si opponeva all'abrogazione della legge sul divorzio ma ancora incapace di liberarsi dal mortale abbraccio tra governi conservatori,servizi e magistratura(leggasi:reazione).Un altro Stivale,in parte.In questo clima, a dir poco caotico,un regista non potè andare a votare alle elezioni politiche del 1976:la condanna per offesa al comune senso del pudore (per un lapsus avevo scritto potere...) prevedeva anche la pena accessoria che privava Bernardo Bertolucci dei suoi diritti politici,sia attivi che passivi.Allora,a parte qualche intellettuale "a sinistra del pci" e qualche libero artista,ben pochi si mobilitarono -qua da noi- per quella delirante sentenza.

Oggi l'Italia dev'essere cambiata veramente molto se almeno ventimila persone vogliono che un condannato in via definitiva possa presentarsi alle elezioni europee,lui-tapino- che,vistosi ritirato il passaporto, non può permettersi di affittarsi nemmeno un sordido pied a terre nei pressi della Senna.Intanto Marlon Brando è morto,la Parigi della Cinematheque è morta ma,quasi coetanei,sia Bernardo che Silvio sono ancora in attività; su fronti opposti,ognuno a suo modo,ognuno con il suo stile.Le loro strade,per forza di cose,si sono sfiorate in questi anni:a parte il potentato cinematografico di S.B (Medusa) che ha prodotto l'ultima,finora,opera del Maestro,c'è stata la polemica nata dalle affermazioni retoriche e banalotte (le due cose sono spesso appaiate) dell'ex premier:con la cultura non si mangia,noi non facciamo poesia etc.Motti capaci,oltre ad inarcare ulteriromente verso il basso le schiene dei servi,di scatenare la risposta giustamente incazzosa del regista di Novecento.Poi,un anno fa,a seguito della ormai eponime vicende del Bunga Bunga-qualche vassallo ha tirato fuori il paragone tra il Capo e  Pasolini,che di Bertolucci fu amico e soprattutto Maestro- suo e di un'intera generazione di intellettuali,fino ad oggi.Similitudine perpetrata da frasi del tipo:anche Pasolini andava coi minori,e allora?(Il Fatto Quotidiano,11 marzo 2013).
A parte questi limitati-ma indicativi-episodi, i due hanno ripreso (perseverato) a fare quello che sapevano far meglio:Bernardo i film-con l'accennato capolavoro Io e te, questa volta prediligendo uno scantinato della Roma Borghese a una garconnière parigina;Silvio il piazzista, continuando a vendere,in maniera discutibile ed ossessiva,ma efficace,il prodotto migliore di cui ha sempre potuto disporre:sè stesso. Resta il dubbio se gli almeno ventimila sottoscrittori che lo vorrebbero graziato sappiano delle vicende di Ultimo tango (la giovane età non è un alibi alla mancata documentazione).E resterà il dubbio,ozioso, se Silvio abbia visto mai il capolavoro del 1973(propendo per il si) e se sia ispirato al suo protagonista nelle celeberrime cene eleganti(se non lui direttamente, può darsi che le sue commensali si siano riferite,sia pur con minor talento,stile e profitto,alla dolce ed indimenticata Maria Schneider). Di certo,gli impudenti firmatari potranno, coraggiosamente, accostare anche Bertolucci (dopo PPP) al fondatore di Forza Italia .In tal caso sarà arduo riuscire  a far comprendere loro la distinzione tra evasione fiscale sui diritti cinematografici (sic) da parte di un supposto uomo di Stato e l'apoteosi sperticata di due artisti con un panetto di burro,davanti a una cinepresa.

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