Google+ Il Giullare Cantastorie - Scrittori, artisti e band emergenti: Un pugno nello stomaco può cambiare il volto - Il Mondo Perfetto

giovedì 27 febbraio 2014

Un pugno nello stomaco può cambiare il volto - Il Mondo Perfetto

Il baluginio. Lo ricordò spesso come una specie di sogno.Vedeva,come una statua della libertà con luci gialle a dorarle ulteriormente la chioma,la ragazza.Sul cartello c'era una luce verde.Probabilmente tutti quei colori erano dovuti al sonno che poi lo prese,davvero.L'ultima cosa che ricordò era una serie di fischi così intensi da sfondargli le orecchie; il naso invece già non lo sentiva più.Rimaneva sullo sgabello,nel suo angolino,prima del maledetto terzo round.Si domandò (che strano pensiero per un pugile !) se la ragazza,in realtà,non stesse altro che recitando una parte,seppur con convinzione.L'arbitro gli venne incontro con un fare paterno,quasi pietoso.Disse che se non se la faceva ad alzarsi sarebbe finita là; forse è meglio,aggiunse. Perché aveva lasciato la scuola ? Per farsi pistare, all'ombra dei suoi diciassette, da uno stronzo tatuato-quando ancora non andavano di moda- che sembrava avere ventisette anni invece che diciassette.E poi:una scena del genere doveva avvenire a Milano,a Roma tutt'al più,e non in quello sperduto-spietato,pensò poi paese.Si disse,ingenuo,che si alzava per sé stesso.Si disse che,male che fosse andata avrebbe chiesto il numero alla ragazza.Si rialzò.L'allenatore-praticamente una controfigura dell'arbitro,solo più disincantato-gli sfiorò una spalla.Per chi lo faceva? Quella era la domanda a cui avrebbe dovuto rispondere,anche negli anni successivi."Ti porto a Milano" gli dissero in palestra.Invece era restato un anno in quel buco.Era a quello che adesso pensava.Sapeva che era l'unico posto dove poteva andare.Ma ora,in piedi,cazzo!

L'avversario gli ghignava addosso con la risolutezza di un campione.Era,come lui,un peso medio ma sembrava un bestio informe e dinoccolato,un gigante che ha deciso di strapazzare lo scemo del villaggio ma,prima, divertircisi un po'.Fabrizio cadde al primo colpo serio che il gigante gli piazzò,un diretto proprio dietro l'orecchio sinistro,era mancino quella bestia.Voglio dormire un po',pensò.E fu così che cadde.Era la prima volta,nella sua breve carriera,che andava giù.Che si fa,adesso?L'ultimo pensiero fu un desiderio:avrebbe voluto uno specchio per guardarsi meglio le ferite, i tagli,le escoriazioni che gli tempestavano il volto."Datemi uno specchio" qualcuno disse poi di aver sentito,un attimo prima che cadesse."Non pensavo di averlo ammazzato" disse il gigante,come tra sè,mentre l'arbitro ne proclamava la vittoria.
Le luci dell'ospedale somigliavano così profondamente a quelle sui capelli della ragazza che Fabrizio per un attimo non gridò.Si stupì solo di risvegliarsi che nella camera non ci fosse nessuno.Si girò su un fianco e sentì un dolore atroce;come se qualcuno avesse deciso di camminare con le scarpe chiodate sul suo costato.Vide uno specchio sul comodino e allungò una mano.Sotto lo specchietto c'era un orologio da polso con segnate le 12 e 37.Lei ha una brutta ferita,ok,poteva entrare in coma.Oppure:deve rimanere qui in osservazione per una settimana,forse dieci giorni.Invece entrò soltanto un'infermiera dicendo che il dottore era occupato.Fabrizio non poté fare a meno di guardare il piccolo lampo di disapprovazione nei suoi occhi.Era lo stesso-ci giurava-che avrebbe avuto lui quando si fosse rimesso in sesto.Mi faccio prendere a pugni da un gigante ma ho paura a guardarmi un uno specchio-pensò con sarcasmo.Solo quando l'infermiera,sculettando,lo lasciò solo, si rese conto che non le aveva chiesto perché era in una camera singola e non in una corsia comune.Riallungò una mano verso il comodino ma un'altra fitta lo prese e lo specchio gli cadde dalle mani.Senza rompersi.La faccia sul pavimento era la sua,nonostante tutto.Quella fu la prima vera dissolvenza della sua vita.

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